Se iniziamo a montare pistole sui droni
Ormai è chiaro a tutti: siamo in piena drone-mania. Tutti li vogliono, tutti li cercano, dal bambino all’archeologo, passando per l’imprenditore agricolo. Eppure, parallelamente alla crescita esplosiva del loro mercato, ben illustrata dai grafici colorati cui molti guardano con entusiasmo, nei confronti dei droni cresce anche una certa diffidenza. Qualcuno ne è infastidito perché sono “diavolerie moderne”, qualcun altro li teme per via della privacy, o perché ha paura che il quadricottero di un ragazzino gli caschi in testa da 50 metri d’altezza.
Ogni cambiamento porta con sé inevitabili dissesti, e non ci sarebbe da meravigliarsi se ad oggi, agli albori di un’era che promette di cambiare le nostre vite a un livello nuovo e difficile da immaginare, questi droni nessuno li avesse ancora capiti.
Certo è che siamo di fronte ad una svolta epocale, della quale abbiamo avuto un piccolo assaggio con i wearable drones, e la sfida più importante è quella di far sì che questa transizione segua una strada informata, consapevole, umana. In quest’ottica devono muoversi gli enti regolatori dei diversi paesi del mondo, attraverso regole che mirino a illuminare e guidare prima ancora che a punire e vietare ciecamente. Si tratta di un’impresa ardua, perché sviluppo, produzione e acquisto dei droni corrono molto veloci, ma proprio per questo bisogna sforzarsi di guardare il fenomeno non solo in contesti di business, ma anche sociali.
Flying Gun: il drone che spara
Qualche giorno fa è stato diffuso in rete il video “Flying Gun”, che mostra un quadricottero sul quale è stata installata una pistola semiautomatica.
L’autore dell’arma letale è un diciottenne del Connecticut di nome Austin Haughwout, che stando alle dichiarazioni del padre avrebbe realizzato il drone come progetto scolastico per il college, anche se nessuno della Central Connecticut State University ha finora voluto rispondere a questo commento.
Stando al video, il quadricottero ha volato ed esploso quattro colpi di pistola nella proprietà privata degli Haughwout, perciò sembra non esistano gli estremi per una denuncia, anche se la Federal Aviation Administration sembra aver preso molto a cuore il caso e sta indagando per determinare se si siano verificate violazioni dell legge. Il giovane è stato in seguito anche arrestato resistenza a pubblico ufficiale, quindi la Flying Gun non c’entra nulla.
In attesa degli ulteriori sviluppi della faccenda, di cui sentiremo ancora parlare, viene da chiedersi se è davvero questa la strada che vogliamo intraprendere, fatta di leggi incapaci di comprendere la portata del cambiamento introdotto dai droni, e di persone che ignorano sempre di più non solo le normative stesse, ma persino il semplice buon senso. Se iniziamo a montare pistole sui droni, per divertimento o per lavoro, dove ci aspettiamo di arrivare tra poco?